Nei programmi scolastici non esiste il modulo di "Autoconsapevolezza": la capacità di conoscere il proprio funzionamento psicofisico e di essere responsabili delle proprie azioni, non è una priorità della scuola e dell'educazione.
Peccato. Peccato non offrire ai ragazzi la possibilità di essere connessi non solo con il cellulare o con il libro scolastico, ma anche con Sé stessi, con le proprie emozioni e sensazioni. Da tempo noi psicologi abbiamo terminato di farci domande perché è evidente che i primi a prendere coscienza dell'importanza di questo aspetto dell'essere umano, dovrebbero essere gli adulti, la comunità, le Istituzioni.
Prendere consapevolezza su di Sé è prima di ogni altro fattore, un elemento primario di salute psicofisica: essere in contatto con le sensazioni corporee, individuarle, trovare le parole per esprimerle e, in processi di evoluzione molto alti, ricercare informazioni o chiedere aiuto per essere sostenuti, fa parte di un novero comportamentale sano che è sempre più sconosciuto nella nostra società perché non valorizzato. Si punta tanto il rinforzo sull'intelligenza artificiale ma quasi per niente sull'intelligenza umana che permette, tra l'altro, tutte le altre forme di evoluzione. Spesso a proposito vengono evocati paroloni mistici o spirituali per descrivere l'Autoconsapevolezza, narrazioni che rendono ancora di più il campo della conoscenza di Sé nebuloso ed apparentemente inarrivabile se non si guru, mentre il contatto sé stessi è innato, ben presente nei bambini e non serve nulla di trascendentale per attivarlo, solo un'educazione di "mantenimento" dall'infanzia.
In questa sezione ci occuperemo di Autoconsapevolezza scoprendone le caratteristiche concrete ed accessibili a tutti, le proprietà salutari sia per la persona che per la collettività, e i benefici a livello sociale.
È proprio il caso di dirlo:
Rimanete "connessi" qui! A presto 😄